Salutare il Mare Senza Rimpianti: Tutto Quello che NON ci Mancherà delle Vacanze

Pezzo anti malinconia da l’estate sta finendo. Mi sembra il momento giusto per ricapitolare insieme tutte le cose che rendono una vacanza al mare, una vacanza di mer*a. Così, di getto. Per tuffarci nell’autunno meno appesantiti e quasi (quasi) sollevati Se siete persone come me, attaccate all’estate come cozze allo scoglio, leggete con attenzione, e il passaggio sarà un po’ meno indolore.

LA SPIAGGIA DI MER*A.
Ebbene si, come non iniziare da lei, Sua Maestà. Ognuno ha una propria versione della spiaggia di mer*a, siamo tutti diversi. Io, come è naturale che sia, vi dipingo la mia. Senza alcuna fatica, visto che me la sono ritrovata sotto casa pure quest’anno. La MIA spiaggia di mer*a è rigorosamente col ghiaino, quello stile Liguria, tanto per intenderci, sabbie mobili che ti inglobano il piede in un nanosecondo e camminare diventa piacevole come vestire i figli la mattina. Io, che adoro sabbia, rocce, scogli, ciottoli, l’unica cosa che non soffro è il ghiaino, e ovviamente riesco a ritrovarmelo ovunque. Ma non basta.
Nella spiaggia di Mer*a com la EMME maiuscola, c’è il mare mosso, cavalloni che per entrare e uscire dall’acqua devono tenerti in tre, mare di conseguenza torbido e non vedi cosa c’è sotto, potrebbero essere piranha, zombie, orche assassine, qualsiasi cosa, tu vedi solo schiuma e devi implorare che il ghiaino non ti inglobi come un blob, ma non puoi sottrarti perché i piccoli assatanati che hai generato pretendono che la mamma faccia almeno un bagno con loro. 
E come se non bastasse c’è lui, l’Animatore Zelante.
Non può mancare in una spiaggia di mer*a come si deve, no. Lui, con il suo accattivante cappellino al contrario e il suo grazioso megafono, incurante del fatto che non freghi nulla a nessuno e che al mare si va per sentire il rumore del mare, ti piazza la sua mastodontica cassa a un centimetro dall’ombrellone e con la musica più fastidiosa e tamarra del mondo ti ammicca proprio mentre stavi prendendo sonno: “gente sotto con i balli di gruppo, che poi si parte con i tornei, vietato annoiarsi!” 
Ecco. Io lo so, poveraccio, che sta solo facendo il suo lavoro, ma la voglia di prendere la cassa, il megafono e pure il cappellino e lanciare tutto in acqua, a me prende ogni volta. É più forte di me. 

IL TRAGHETTO
Questa estate per la seconda volta nella mia vita adulta ho viaggiato in traghetto, Livorno Bastia, direzione Corsica. E per la seconda volta, mi chiedo se si possa far viaggiare in maniera così poco dignitosa delle persone paganti, persone che hanno lavorato tutto l’anno e che ora dovrebbero godersi le ferie. Ho visto gente dormire sdraiata in terra, sul pavimento, in ogni angolo, ho visto una sporcizia nei bagni senza precedenti, ma soprattutto, la vergogna dell’imbarco. Ore e ore sotto il sole, ostaggio di non si capisce cosa, l’ordine di arrivo non viene minimamente rispettato, gente che viene imbarcata appena arrivata e gente, come noi, che ci siamo ritrovati quasi tre ore bloccati, senza un perché, sull’asfalto rovente, con divieto assoluto di salire a piedi, e quando finalmente ti imbarcano, non c’è più un posto decente, da nessuna parte. Ora io mi chiedo se questo sia legittimo, e credo di no. O i posti migliori li fai pagare di più, dico io, o vai in ordine di arrivo. Abbiamo fatto viaggi tremendi, pur essendo arrivati prestissimo, invidiando chi si era accaparrato le comode poltrone col tavolino, e meno male che io sono sovrappeso ma non obesa, o non sarei mai riuscita scendere dall’auto né a risalire. Non sono condizioni di viaggio umane, se poi uno pensa al costo dei biglietti, è davvero una vergogna. 

LE ALGHE
Io ho una sola grande passione, al mare: lo snorkeling. Mi rilassa, mi appaga, mi fa stare bene. Nuoto, con la mia maschera, guardo i pesci, non do fastidio a nessuno. Il resto della mia famiglia si trastulla anche con parole crociate e partitone a bocce, io sto tutto il tempo in acqua. Ragion per cui, per me diventa fondamentale trovare acqua di un certo tipo. Trasparente, possibilmente con qualche pesce, e senza alghe. Quest’anno, causa mareggiata, ovviamente arrivata assieme a noi, proprio lo stesso giorno, mi sono ritrovata spiagge intere coperte di poseidonia. E non vi dico in mare. Esiste qualcosa di più schifoso dell’alga che a tradimento ti si avvinghia alla gamba mentre nuoti? No, se sei divoratrice seriale di King come me. Perché ogni volta che l’alga ti sfiora, il primo pensiero sarà sempre un tentacolo di un mostro o la mano decomposta di un cadavere di un relitto sommerso. Sempre. 

I PITECHI
Non ne riparleremo a lungo perché poi mi segnalano la pagina come l’ultima volta, che i pitechi sono permalosi e privi di alcun senso dell’humor. Ci limiteremo a ricordare che nulla rovina le vacanze come la condivisione della spiaggia con esemplari pitechi, singoli o peggio ancora in clan. Chi sono? Li riconosci subito: i pitechi sono quelli che al mare fumano di continuo e gettano le sigarette rigorosamente in terra, fanno rumore, di ogni tipo, non usano diavolerie moderne come le auricolari e ascoltano vocali, telefonate, video e musica solo in viva voce ad altissimo volume. Se hanno cani sono liberi, non raccolgono gli escrementi e li lasciano pisciare addosso al tuo sdraio quasi con orgoglio, e se c’è un guinzaglio salta fuori solo per legare la povera bestia all’ombrellone quando vanno a fare il bagno, così da lasciarlo abbaiare come un forsennato tutto il tempo accanto a te, incuranti del fatto che forse, forse, volevi rilassarti, ma con dei pitechi accanto, è impossibile. Sono la rovina delle vacanze al mare delle persone civili, e non mi stancherò mai di ribadirlo. 

Se vi siete persi il pezzo completo sui pitechi, eccolo qua:  
SPIAGGIA CHE VAI, PITECO CHE TROVI: DALLE CAVERNE ALL’OMBRELLONE (QUELLO ACCANTO AL TUO!)

IL COSTUME BAGNATO
Anche di questo è già stato scritto ma è bene ribadirlo. Le vacanze al mare di chi ha il seno piccolo e sodo non sono le stesse di chi lo ha cadente, o enorme, e entrambe le cose. La combo letale. E chi appartiene alla prima categoria dovrebbe quanto meno dire grazie, perché non hai idea. Non ha la minima idea. Costumi che sembrano impalcature di sostegno, ponteggi, pesanti come zavorre, che sali dall’acqua e si asciugano al sole, si, ma il giorno dopo. Le vedi, leggiadre e soavi, quelle con le loro fascette, con i loro triangolini leggeri come piume, e tu pensi che se mettessi una fascia, ti si incastrerebbe col marsupio in vita, o potrebbe forse sostituirlo. chissà. Che fatica. 

Se vi siete persi il pezzo completo, eccolo qua:  
DALLA COPPA DI CHAMPAGNE ALLA COPPA DEL GELATO. DI PONGO

LE VESPE
Sono il mio incubo. Mi è capitato ovunque. In tutti i mari in cui sono stata. A volte, anche in piscina. Apro la borsa frigo, addento qualcosa di commestibile e zac, arrivano le vespe. Quest’anno dalla disperazione mi sono ritrovata a mangiare chiusa dentro la tendina della Decathlon, un caldo che ho rischiato di svenire ma sempre meglio che le vespe. Io credo siano allevate e incoraggiate dai baretti della spiaggia, per farci sentire ancora più pezzenti di quanto già non siamo. Noi, in quattro, al baretto della spiaggia nemmeno ci avviciniamo, figuriamoci pranzare. Si mangia solo e rigorosamente al sacco. Ma dico, già siamo in terra, con la sabbia, con il vento, con l’insalata di riso mappazzona, con la pesca da dividere in quattro che mi sono dimenticata il coltello, non è abbastanza disagevole? No, devono anche assalirti le vespe? Forse si, per ricordarti che in fondo, il tuo ufficio, non è poi così male. 

IL PEDALÒ
Eccolo qua, l’incubo di ogni genitore. Perché si sa, il pedalò ai bimbi piace. Tanto. Ma solo a loro. E se lo vedono, non mollano. Chiederanno e imploreranno e andranno avanti finché il genitore esausto non cede. E facciamoci sto giro in pedalò.
Perché lo disprezzo così tanto? Perché ho un rapporto fatica risultato troppo sbilanciato, come il purè di patate. Non puoi sporcare una cucina intera e metterci uno sproposito di tempo per fare un purè, solo per un piatto unico puoi smenarti così tanto, o al massimo un primo speciale o un secondo, ma un contorno, no! Stessa cosa il pedalò. Fai una fatica mostruosa e non vai avanti. Sei sempre lì. Con i bimbi che incitano, dai, andiamo al largo, dai che ci tuffiamo, e tu pedali e sbuffi e niente, non si va. Quando finalmente sei riuscito ad arrivare a una distanza decente per un bagno, ecco, è già ora di rientrare. Sei felice perché con la fatica che hai fatto, ora hai la corrente in favore e sarà una passeggiata. E invece no, non è chiaro per quale strano gioco di forze, col pedalò sei sempre contro vento, contro il mare, contro le forze della natura, contro tutti. E indipendentemente dalla direzione presa, sarà sempre una fatica inaudita. 

IL CICLO
L’ho tenuto per ultimo apposta. Perché così fa lui, il bastardo. Devi andare al mare? Il ciclo sa. Il ciclo vede. Poco importa se non siano “quei giorni”. Lui, subdolo e infingardo, lavora sotto banca, trama nell’ombra e anticipando o ritardando, farà capolino. Per romperti le uova nel paniere. Speravi di farla franca, di farti un bel bagno senza tamponi o coppette? Eh, no, lui non ci sta. Il ciclo sa sempre quando è il momento migliore per dare causare più fastidio possibile. E aprire le dighe. Hai un corso di formazione fuori sede? Lui arriva. Devi salire su un aereo, un treno, una barca? Eccolo qua. Devi partecipare a un evento senza toilet e con obbligo di pantaloni attillati bianchi? Lui gongola, non vede l’ora. Sadico com’è. Non sperare MAI di andare al mare facendola franca. Tanto ti trova. Ti trova SEMPRE.

Avete voglia di continuare? Vi aspetto nei commenti!