O Avevi il Barbour, O Non Eri Nessuno

C’è stato un momento ben preciso, nella mia adolescenza, in cui o avevi il BARBOUR, o non eri nessuno. 
Io avevo quindici anni… e NON ERO NESSUNO.

Correva l’anno 1992.
L’ultima estate prima di varcare il magico mondo delle tanto agognate scuole superiori. Quelle che mi avrebbero portato per la prima volta fuori dal mio minuscolo paesello di campagna.
A settembre ci ero arrivata piena di entusiasmo e armata fino ai denti: zaino che non poteva che essere Invicta, diario che non poteva che essere Smemoranda, testo di “Estate 1992” di Jovanotti trascritto rigorosamente a memoria, ciuffo con frangione dritto piastrato e la mia prima leonina permanente su tutto il resto. 
Pronta per la città.
Perfetta, per la città.
E invece no.

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Dell’Uomo (Entità Cellulare SEMPLICE) e dei Meravigliosi Giochi in Scatola Anni Ottanta

Come diceva Giacobazzi? “L’uomo è un’entità cellulare SEMPLICE.” 
Quanta verità, per essere un comico!
Allora il mio compagno mi ha tediato per anni con la storia di questo gioco in scatola della sua infanzia, l’ISOLA DI FUOCO. 
Ha iniziato che i figli erano piccoli, il piccolo poi piccolissimo (neonato, direi), perché lo ha visto in vendita sui siti di usato a prezzi stellari, che ora è fuori produzione, o meglio ne fanno una versione bruttina, rispetto al “capolavoro” che era questo gioco anni ‘80 in origine. 

-E che fortuna che io l’ho conservato, e brava la mia mamma, sembra nuovo, e se lo vendo sai quanto me lo pagano
-e allora VENDILO!
-No che non lo vendo, è un ricordo della mia infanzia, sai che bello, quando ci giocheranno i nostri figli, sai che onore… non ne fanno più di giochi così, non ne fanno più!

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Il “Giro delle Luci” (di Natale)

Quando ero piccola, in questi giorni natalizi, mia mamma mi portava a fare “IL GIRO DELLE LUCI”. 
Abitavamo in una piccola frazione di campagna e tutti i mercoledì sera si andava a cena dal “nonno”, suo padre, rimasto solo troppo presto (non ho mai conosciuto mia nonna materna). In realtà ci trasferivamo da lui già nelle prime ore del pomeriggio, così mentre io mi godevo la sua compagnia, mia mamma si occupava delle faccende di casa, dal bucato alle pulizie. La sera ci raggiungeva mio padre, (mia sorella non era ancora nata) e si cenava, tutti quattro insieme. 
Spesso erano cenette deliziose, quasi “festaiole”, a base di gnocco fritto, panzerotti o addirittura cotolette con vere patatine fritte, che mia mamma diceva sempre che la finestra del cucinotto del nonno era grande e vicinissima ai fuochi e ne approfittava per sfogarsi e friggere a più non posso.
Mangiavamo in un freddo siberiano, ma almeno erano leccornie fritte di fresco.

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Gli Anni Ottanta… Tra i Banchi di Scuola!

Ebbene si, con la saga dei diari scolastici e gli anni Novanta, ci ho decisamente preso gusto. Lo ammetto. Una lunga convalescenza mi ha costretta in casa, e ne ho approfittato per rituffarmi nel passato sfogliando le mie vecchie Smemorande dei tempi delle medie e delle superiori, appassionandomi a tal punto che, esauriti i diari, mi sono andata a riprendere dai miei genitori pure tutti i vecchi quaderni delle elementari, che mia mamma saggiamente aveva conservato.
E così, dopo gli anni Novanta, sono ripiombata in pieno nei mitici, meravigliosi, indimenticabili anni Ottanta! Ho riletto temi che non ricordavo, mi sono ritrovata a ridere da sola di cose che mi sembra pazzesco avere anche solo pensato, figuriamoci scritto…
Se avete anche voi il “privilegio” di aver conservato i vostri vecchi quaderni, prendetevi del tempo per rileggerli, almeno quelli di italiano: vi assicuro che ne varrà la pena! Intanto, se ne avete voglia, ecco i miei: se con i diari abbiamo fatto un bel tuffo negli anni Novanta (se non avete letto i post, li trovate qua, in questa stessa sezione “Amarcord”), con i quaderni state pronti a ripiombare di colpo nei mitici ANNI OTTANTA!

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